La Sicilia al pari della Mesopotamia è stata protagonista delle vicende che hanno portato alla nascita dell'agricoltura circa 10.000 anni avanti Cristo.
Il carattere storico che ha distinto la Sicilia si ritrova nella precocità dello sviluppo agro-alimentare rispetto ad altre aree a causa dell’anticipato sbarco dell’agricoltura e dei suoi prodotti sulle sue coste (cereali, legumi e animali).
Ancora oggi la Sicilia può vantare uno dei più ricchi patrimoni alimentari, avendo rivestito il ruolo di grande spartitraffico dei flussi mediterranei di genti e prodotti, con funzioni aggiuntive di primo laboratorio di elaborazione alimentare d’Europa. L’isola, continua a custodire gelosamente le tradizioni più antiche, quelle che, partendo dal Medio Oriente e dal nord Africa, sono passate attraverso l’isola molto tempo fa per andare ad arricchire l’intera società occidentale. Tutto ciò è stato possibile per la sua collocazione geografica e al suo clima.
Le produzioni primarie più abbondanti dell’isola sono, in ordine decrescente: quelle arboree (specie per agrumi e vite), quelle erbacee (specie per patate e ortaggi), quelle di origine animale (specie per formaggi e carni) e la pesca.
Tra le tipicità della Sicilia, il Pecorino è l’unico formaggio prodotto e consumato in tutta l’isola con una storia alle spalle tra le più suggestive dell’intero Vecchio Continente, in linea, oltre- tutto, con il cammino seguito dai principali alimenti dal Medio Oriente all’Europa, passando per la Sicilia e proseguendo, dopo la prima guerra punica, per Roma e per i territori dell’impero.
L’avventura del Pecorino Siciliano ha inizio con l’arrivo delle pecore nell'isola, portate dalle zattere prima ancora che dalle barche; una volta sbarcati gli animali, è nata la pastorizia nelle stesse zone dove è presente tutt'ora.
Il Pecorino Siciliano va considerato l’archetipo dell’isola per la storia lunga e complessa che ha alle spalle e ne fa una testimonianza di tempi remoti, nei quali non era importante la denominazione, ma il significato che assumeva nella quotidianità locale; poiché rappresenta con i diversi adattamenti le varie realtà territoriali dell’isola, così si spiegano i tanti nomi che gli sono stati attribuiti (canistratu o ncannistratu, maiorchino o mazzulinu, tumu, tumazzu, caciu ecc.).
Se Omero ha parlato di formaggio e lo ha collocato in zona etnea e se, contemporaneamente, consideriamo che pecore e capre vengono da molto lontano, ciò significa non solo che questi animali sono arrivati molto presto, con ogni probabilità prima che altrove, ma anche che il prodotto della trasformazione del latte non poteva tardare ad imporsi e a diffondersi.
Le tracce del latte si perdono nel neolitico in Medio Oriente.
Diecimila anni avanti Cristo, gli uomini avevano imparato ad addomesticare gli animali, cominciando con le pecore e le capre che sono più mansuete. Con il latte l’uomo ha raggiunto un importante obiettivo: riuscire a fare vivere i bambini, a farli crescere e ad allungare la vita agli adulti, permettendo così l’aumento demografico che ha coinciso con la presenza delle grandi civiltà pastorali della Mezzaluna medio-orientale.
La scoperta dei derivati del latte forse fu empirica: la cagliata probabilmente si formò versando il latte appena munto in un otre ricavato dallo stomaco di un giovane mammifero; il burro in seguito a un trasporto agitato e lo stesso per lo yogurt. Il formaggio è prodotto mediterraneo come lo è l’olio d’oliva, il vino ecc., anche perché qui il sale non manca. Altri hanno scelto il latte fermentato, di cui parlano Erodoto e Senofonte; diffuso specie nei Balcani e in Anatolia si è spostato rapidamente verso Oriente, dove, nel Caucaso, ha assunto anche la variante alcolica (Kefir).
Il Pecorino Siciliano è stato il primo formaggio ad essere prodotto in Europa e oggi viene trasformato sugli stessi pascoli da parte di allevatori che impiegano le stesse tecnologie di allora.
La nascita del formaggio, secondo la mitologia, sarebbe opera del pastore Aristeo, figlio di Apollo e della ninfa Cirene, il quale avrebbe insegnato agli uomini l’arte di produrlo.
Vi è poi la preziosa testimonianza di Omero (Odissea IX libro), che descrive con precisione e dettaglio il primo ovile al mondo di cui si abbia notizia:
vi è anche il caseificio annesso, quello sito nell'antro del ciclope Polifemo, che si comporta con il latte secondo le proprie esigenze alimentari.
Dell’argomento latte e sua trasformazione ne hanno trattato anche Aristotele ed Esiodo con precisi riferimenti alle Sicilia, a testimonianza della notorietà raggiunta dal formaggio di questa regione. La storia del formaggio in Europa assegna un ruolo fondamentale alla Sicilia – si può parlare addirittura di primogenitura – per due motivi:
- l’arrivo via mare delle pecore agli albori dell’agricoltura;
- il trasferimento del formaggio a tutto il mondo allora conosciuto.
I pastori-allevatori neolitici erano formati da un popolo certamente barbaro e violento e dedito alla rapina, che abitava, inizialmente, le caverne dell’isola abbandonate o sottratte ai precedenti abitatori, divenendo autoctoni della Sicilia. Essi furono noti ai popoli delle isole e delle terre bagnate dal Mediterraneo orientale, con i quali vennero certamente a contatto durante gli scambi economici e culturali avvenuti nel corso dei millenni iniziali della storia dell’area mediterranea orientale, sotto l’etimo di Sikani, popolo che la tradizione riteneva autoctono dell’isola.
I Sikani si distinguevano principalmente per l’isolamento geografico della loro terra sul quale fondavano i caratteri della loro economia, prevalentemente pastorale, perché mancante di segni di formazione e di coltivazione dei campi, nonostante la fertilità della terra abitata.
Nulla si conosce con certezza del popolo dei Sikani; solo vaghe notizie sono giunte al riguardo, quindi rimane un’etnia ancora avvolta nel mistero delle loro origini.
Dei Sikani s’impadronisce la letteratura, con Omero, nell'Odissea: Ulisse ed i suoi sventurati compagni, come narra Omero, giungono in Sicilia dove incontrano i mitici Ciclopi:
Di là navigammo avanti, sconvolti nel cuore
e dei Ciclopi alla terra, ingiusti e violenti,
venimmo, i quali fidando nei numi immortali,
non piantano piante di loro mano, non arano,
ma inseminati e inarati là tutto nasce,
grano, orzo, viti, che portano
il vino nei grappoli, e a loro li gonfia la pioggia di Zeus
[Odissea, IX, 105 – 111]
Il racconto omerico dell’incontro di Ulisse con i mitici Ciclopi, al di là di una lettura superficiale, conferma il fatto che la Sicilia, antecedentemente alla colonizzazione fenicia e greca, era abitata da una popolazione di pastori allevatori di pecore e di capre, i quali già erano in possesso delle tecniche di utilizzazione del latte nella preparazione di “caci” o “formaggi pecorini”.
Entrati nell’antro, osservammo ogni cosa;
dal peso dei caci i graticci piegavano ...
... tutti i boccali traboccavano di siero,
e i secchi e i vasi nei quali mungeva ...
...Seduto, quindi, mungeva le pecore e le capre belanti,
ognuna per ordine, e cacciò sotto a tutte i lattonzoli.
E subito cagliò una metà del candido latte
e , rappreso, lo mise nei canestri intrecciati
metà nei boccali lo tenne, per averne da prendere
e bere, che gli facesse da cena...
[Odissea, IX, 212-213; 228-229; 245-249]
fonte:L’origine geografica, culturale e storica della produzione dei formaggi pecorino e caprino della Sicilia- Paolo Betta - Fausto Cantarelli
L'Area marina protetta Isole Ciclopi è un'area protetta che si estende nel tratto di mare antistante Aci Trezza e comprende il piccolo arcipelago delle Isole dei Ciclopi e il tratto di mare tra Capo Mulini e Punta Aguzza nel comune di Aci Castello, istituita con Decreto Istitutivo Ministeriale del 09/11/2004
ll tratto di costa compreso nella riserva fa parte della piattaforma continentale basaltica originata dal sollevamento dei fondali marini e dalle antichissime colate del vulcano Etna. Sono visibili nel porto di Acitrezza e nei faraglioni le caratteristiche formazioni basaltiche colonnari del tipo di quelle presenti nelle gole dell'Alcantara.
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L’Area è ricca di bellezze ambientali, e non solo sulla terraferma, dove domina incontrastato un paesaggio incantevole. Un altro tesoro delle Isole Ciclopi, infatti, sono gli splendidi fondali, ricchi di colori e di una moltitudine di forme di vita, anche tra le più curiose. Come in tutti i luoghi dove la natura è tutelata, occorre però osservare alcune semplici regole di comportamento, per fruire in pienezza ciò che ci circonda, senza danneggiarlo e comprometterne il delicato equilibrio.L’Area è distinta in tre zone, a differente grado di protezione.
La prima, contraddistinta dalla lettera A, è di riserva integrale, ed è ben delimitata da boe stazionanti di colore giallo.Al suo interno è consentita la balneazione in aree predisposte, come pure l’accesso e il transito di natanti a remi o a vela.
Per garantire l’integrità di quest’area, sono interdetti:
- le attività che possano comunque arrecare danno o disturbo ai programmi di studio e di ricerca scientifica da attuarsi nell'area;
- l’alterazione diretta o indiretta dell’ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e biologiche delle acque, nonché la discarica di rifiuti solidi o liquidi e l’immissione di qualsiasi sostanza che possa modificare le caratteristiche dell’ambiente marino;
- l’asportazione e il danneggiamento delle formazioni geologiche e minerali, nonché della flora subacquea;
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- la pesca, sia professionale che sportiva; la caccia, la cattura, la raccolta, il danneggiamento e qualsiasi attività che possa rappresentare un pericolo per le specie animali e vegetali, compresa l’immissione di specie estranee;
- l’introduzione di armi, esplosivi, nonché di sostanze inquinanti;
- l’immersione con o senza apparecchio di respirazione.
Nella zona B, di riserva generale, si allargano le maglie dei permessi e si restringono, correlativamente, quelle dei divieti.
In particolare:
- è consentita la balneazione
- sono regolamentate la navigazione, la pesca sportiva e l’immersione subacquea, mentre sono vietate la pesca professionale non autorizzata dall'ente gestore nonché la pesca subacquea.La pesca sportiva è consentita nelle zone B e C solo ai residenti muniti di specifica autorizzazione, esclusivamente con lenze a mano da terra o da natante.
I pescatori sportivi non residenti possono praticare il pesca-turismo con i pescatori residenti in possesso di specifica licenza.
Per qualsiasi dubbio, informazione, o ulteriore chiarimento, il personale e gli esperti dell’Area Marina Protettas ono a disposizione dei visitatori per garantire una corretta fruizione delle Isole Ciclopi.![]()
Tra i suoi compiti istituzionali l’Area Marina Protetta "Isole Ciclopi" persegue quello di favorire e promuovere uno sviluppo socioeconomico compatibile con la vocazione paesaggistica ed ecologica della zona, favorendo anche le attività tradizionali già esercitate localmente.
Si deve a questo ulteriore impegno il sorgere di nuove iniziative, ispirate ad un’idea di turismo responsabile, che si affiancano alle realtà esistenti.Sono numerose le scuole di immersione e i diving center ben consolidati e apprezzati nel quadro delle attività economiche di Acitrezza. Gli amanti del mondo sommerso possono così accostarsi alla conoscenza di un ambiente marino di incomparabile bellezza, oppure avventurandosi in immersioni più impegnative, alla scoperta della fauna ittica e delle meraviglie archeologiche custodite sott'acqua.
Per chi vuole godere di uno sguardo d’insieme a tutto relax, non manca la possibilità di salpare per mini crociere giornaliere sottocosta, con brevi soste per consentire un bel tuffo nel blu.
Su richiesta, è anche possibile partecipare a vere e proprie battute di pesca, pensate ad hoc per chi desidera vivere, sul mare e dal mare, le splendide emozioni di un mestiere antico e delle arti tradizionali della Riviera dei Ciclopi.
Imbarcandosi con le "ciurme" locali - utilizzando quindi i tradizionali attrezzi di pesca tra cui nasse, reti da posta, palangari e altri arnesi impiegati nella pesca costiera - si potrà, a fine giornata, affidare il pescato ai cuochi trezzoti che, nei ristoranti convenzionati, provvederanno a cucinarlo secondo le più genuine ricette siciliane.
http://www.isoleciclopi.it/index.php/itinerari-marini/32-la-riserva-un-ambiente-da-rispettare
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