è legata al ricordo di un periodo drammatico della storia siciliana, quando dopo la morte di Ferdinando il Cattolico, avvenuta il 23 gennaio 1516, il viceré Ugo Moncada assunse un atteggiamento di ribellione nei confronti del potere centrale. Egli non solo si rifiutò di lasciare il prestigioso incarico, espressione di un rapporto fiduciario con il defunto sovrano ma, appoggiato da una parte dei nobili siciliani, scatenò una terribile rivolta. Il fuoco della protesta divampò a Palermo per poi estendersi nel resto dell’isola. Per più di tre anni, faide e congiure insanguinarono le strade e avvelenarono gli animi. La rivolta trovò a Catania nuova paglia per il suo fuoco. La nobiltà etnea, infatti, si schierò dalla parte del viceré ribelle. I rivoltosi individuarono come rifugio segreto per i loro incontri un giardino nell'antico “Piano dei Trascini”. Vi giaceva in stato di abbandono un capitello dorico in pietra lavica, scelto come tavola intorno alla quale i congiurati erano soliti sedersi in occasione degli incontri. C’era anche un antico architrave che divenne parte del temporaneo “arredamento” del luogo segreto. Anche questo certamente proveniva da un grande tempio dell’antica Katana. Alla fine Moncada e i suoi sostenitori finirono per soccombere. Il viceré, Ettore Pignatelli, inviato dal potere centrale, usando le maniere forti ebbe la meglio sui rivoltosi. La repressione fu durissima. Numerosi congiurati finirono sul patibolo per essere appesi alla forca. I più fortunati, si fa per dire, riuscirono a salvare la vita ma furono costretti a lasciare l’isola per raggiungere i lontani luoghi dove sarebbero vissuti in esilio. I palazzi dei congiurati furono demoliti perché non restasse alcun loro ricordo. A Catania, il Senato ordinò lo smantellamento anche del luogo ove avvenivano gli incontri segreti. Furono, dunque, rimossi il capitello e l’architrave. Il primo, chiamato “Pietra del malconsiglio”, fu innalzato nel piano della Fiera, antico nome di piazza Università, mentre il secondo fu sistemato all'ingresso del palazzo della Loggia per essere utilizzato come piano d’appoggio ai carnefici che dovevano fustigare i debitori. Gli antichi monumenti, tuttavia, finirono per cadere nell'oblio. Bisognerà aspettare l’anno 1872, quando la “pietra del malconsiglio” sarà ricollocata in un angolo del cortile del Palazzo Carcaci e l’architrave finirà in un cortiletto, nella parte posteriore del teatro Massimo Bellini.
La pietra rimase fino al 2009, anno in cui venne nuovamente trasferita all'ingresso del Museo Civico al Castello Ursino decorata da piccole composizioni floreali. Lasciata in balia degli elementi e di anonimi incivili che ne hanno divelto il giardinetto decorativo, la pietra è rimasta "anonima" fino al 28 maggio 2013, quando una scuola di Librino, grazie a fondi POR, ha fatto omaggio alla città e alla pietra di una targa commemorativa con una breve storia del reperto. Dall'autunno successivo il manufatto è conservato nell'androne occidentale del Palazzo degli Elefanti
È il centro della maggiore conurbazione siciliana, nota come "Sistema lineare della Sicilia orientale". L'agglomerato urbano di Catania supera ampiamente i confini comunali, ed ha una popolazione di 637.587 residenti, mentre l'area metropolitana ne conta 767.003. È il comune non capoluogo di regione più popoloso d'Italia, nonché una delle dieci maggiori città italiane e quarta del mezzogiorno. La sua area metropolitana è la settima d'Italia per numero d'abitanti. Fondata nel 729 a.C. dai Calcidesi, vanta una storia millenaria caratterizzata da svariate dominazioni i cui resti ne arricchiscono il patrimonio artistico, architettonico e culturale. Sotto la dinastia aragonese fu capitale del Regno di Sicilia.
Nel corso della sua storia è stata più volte interessata da eruzioni vulcaniche (la più imponente, in epoca storica, è quella del 1669) e da terremoti (i più catastrofici ricordati sono stati quelli del 1169 e del 1693). Il barocco del suo centro storico è stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'umanità, assieme a quello di sette comuni del Val di Noto (Caltagirone, Militello in Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli), nel 2002. Catania offre paesaggi eterogenei concentrati in un'area ristretta.
Sorge sulla costa orientale dell'isola, ai piedi del vulcano Etna (il vulcano attivo più alto d'Europa) a circa metà strada tra le città di Messina e Siracusa affacciandosi sul mar Ionio con il golfo che da essa prende il nome. Il suo territorio comprende anche una consistente parte della piana di Catania ('a Chiana), una tra le più estese aree coltivate della Sicilia, la cui zona più vicina al mare costituisce l'Oasi del Simeto, riserva naturale di circa 2.000 ettari, istituita nel 1984. L'Oasi del Simeto prende nome dal fiume Simeto che sfocia a sud della città. Il territorio è prettamente pianeggiante a sud e sud-est, e montuoso a nord per la presenza dell'Etna. Il nucleo originario della città era situato su un colle, corrispondente all'odierna piazza Dante, dove sorge il Monastero di San Nicolò l'Arena (oggi sede universitaria). L'unico altro rilievo importante è la collina Santa Sofia, dove sorge la Cittadella Universitaria, al confine con Gravina, comune del vasto hinterland
Il verde pubblico è costituito dai parchi situati all'interno della città. Sono sei quelli di una certa grandezza e importanza:
il Giardino Bellini, detto 'a Villa o Villa Bellini, è dedicato a Vincenzo Bellini; il Giardino Pacini o Villa Pacini, soprannominato Villa 'ê varagghi (cioè "degli sbadigli") dedicato a Giovanni Pacini; il Parco Gioeni (situato a nord, alla fine della via Etnea); il Parco Falcone e Borsellino (a nord del Corso Italia); il parco I Viceré (nel quartiere Barriera Canalicchio) e il Boschetto della Plaia (nella zona tra l'Aeroporto Vincenzo Bellini e la città). Tra gli altri, per l'importanza storica e per la conservazione della biodiversità, va segnalato l'orto botanico di Catania. La città è attraversata da un fiume sotterraneo, l'Amenano. In passato, poco fuori le mura ad ovest, si poteva trovare il lago di Nicito, al fiume collegato e ormai coperto dalla colata lavica del 1669 (l'omonima via ne ricorda l'ubicazione).
L'Amenano si rende visibile all'Acqua a linzolu, fontana in marmo bianco che sorge tra la cosiddetta "Pescheria" e la piazza del Duomo, e nei sotterranei del locale Ostello Agorà. Ma è stato tutto il territorio circostante a mutare profondamente in seguito a calamità naturali : la costa a nord del porto è appunto una scogliera sorta in seguito alle varie colate laviche, in epoca storica nel 1169, 1329 e 1381, anno in cui venne coperta anche parte dell'antico Porto Ulisse; tale tratto di costa è chiamato appunto "La Scogliera" e comprende la spiaggetta di San Giovanni li Cuti. L'area a sud del Castello Ursino, un tempo sul mare, è invece il prodotto dell'enorme colata del 1669 che, accerchiatolo, si spinse per qualche chilometro verso il mare. La costa a sud del porto venne profondamente modificata, formando il litorale sabbioso (la cosiddetta "Plaia").
Monumenti e luoghi d'interesse
La città antica
Del periodo greco non rimangono molte tracce, a causa di vari fattori sia naturali (terremoti che hanno rovinato la città, colate laviche) che antropici, come le ricostruzioni che spesso hanno ricoperto le precedenti architetture. Inoltre, non sono mai state eseguite grandi campagne di scavi e studi archeologici se non in casi sporadici della sua storia recente. Tuttavia, secondo alcuni studiosi, gli zoccoli di alcune costruzioni pubbliche e private tuttora esistenti sono da attribuire al fiorente periodo della colonizzazione greca. Miglior fortuna hanno avuto i monumenti di epoca romana che hanno resistito fino ad oggi testimoniando l'importanza della città in antico, inoltre numerosissimi reperti provengono dagli scavi occasionali della città (la gran parte di questi – tra cui mosaici, statue e persino il frammento di una colonna istoriata – sono esposti al Museo civico). Nel 1978 gli scavi archeologici all'interno dell'ex monastero dei Benedettini, anticamente nota come la collina di Montevergine, hanno confermato un'imponente e stratificata urbanizzazione dell'area fin dall'epoca eneolitica: sono state rinvenute strutture di edifici del VI e del IV secolo a.C., appartenenti alla fase più antica della colonia calcidese.
Il Teatro Romano (del II secolo), l'Odeon (III secolo), l'Anfiteatro (II secolo), le Terme dell'Indirizzo (in piazza Currò), le Terme della Rotonda, le Terme Achilliane, varie altre strutture termali (in piazza Sant'Antonio, piazza Idria, piazza Dante Alighieri) i resti di un acquedotto presso via Grassi e alcuni edifici funerari, il foro, Mausoleo del Carmine (II secolo), una Domus romana con i mosaici, tardo repubblicana, tra gli esempi più significativi dell'attività edilizia romana in Sicilia nel corso del II secolo dell'Impero (nell'Emeroteca sotterranea del Dipartimento di Scienze Umanistiche), le colonne (in Piazza Mazzini) e quella che sostiene la statua di Sant'Agata (in piazza dei Martiri), tre assi viari (due si incrociano ortogonalmente ai Benedettini dove sono state trovate ancora basolate, oggi allo scoperto; una strada che conduceva in antico dal Teatro all'Anfiteatro in via Crociferi) sono i maggiori resti attualmente visibili della Catania romana. Molti di questi monumenti fanno parte dal 2008 del Parco archeologico greco-romano di Catania (istituito dalla Regione Siciliana) e alcuni di essi come il Teatro romano, le Terme della Rotonda e altri monumenti minori sono stati restaurati e resi visitabili. Anche i resti dell'anfiteatro sono visibili dal 1907 (anno in cui sono stati riportati alla luce) dall'ingresso di piazza Stesicoro e dal cortiletto di via Anfiteatro.Probabilmente anche "'u liotru",
Simbolo della città situato attualmente al centro di piazza Duomo, è stato scolpito in epoca romana se non prima. È un manufatto in pietra lavica porosa, che raffigura un elefante. Il nome deriva probabilmente dalla storpiatura del nome di Eliodoro, negromante semi-leggendario e grande avversario di Leone il Taumaturgo. L'elefante è sormontato da un obelisco egittizzante di cronologia incerta con figure probabilmente legate al culto isideo. Del periodo tardo antico rimangono i resti delle necropoli a nord e ad est del centro storico, come il mausoleo di viale Regina Margherita, il monumento funerario detto Mausoleo Modica o Ipogeo quadrato (in via Gaetano Sanfilippo, traversa di via Ipogeo), e come pure numerosi frammenti, lapidi (tra cui quella di Julia Florentina esposta al Louvre), o il cippo esposto al Castello Ursino. Sono invece di epoca paleocristiana le cripte di Sant'Euplio, di Santa Maria La Grotta, della cappella nell'Ospedale Garibaldi, nonché gli ambienti del cosiddetto Sacro Carcere.
La città medioevale
Un monumento di età bizantina è la Cappella Bonajuto (nome derivante dalla famiglia nobiliare che l'aveva tenuta come sacrario di famiglia nonché come cappella privata): si tratta di una "trichora" bizantina (cioè un edificio con tre absidi); prima del suo restauro se ne aveva conoscenza grazie ai disegni di Jean-Pierre Houël.
duomo
Del periodo normanno si conservano principalmente il castello di Aci (presso il comune omonimo) e le absidi della Cattedrale di Sant'Agata (il Duomo), che poi sarebbe stata ristrutturata dopo il terremoto del 1693. Oggi la cattedrale conserva la vara, il busto-reliquiario e la cassa-reliquiaria di Sant'Agata, realizzato dal senese Giovanni di Bartolo nel XIV secolo. Del periodo svevo (XIII secolo) sono il portale della chiesa di Sant'Agata al Carcere
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e il famoso Castello Ursino, federiciano (sede del Museo civico, formato principalmente dalle raccolte Biscari e dei benedettini, dal 1927), coevo dell'altrettanto famoso castello diCastel del Monte ad Andria e del siracusano Castello Maniace. Invece il portale della scomparsa chiesa di San Giovanni de' Fleres e il balcone di palazzo Platamone risalgono al periodo Aragonese.
La città rinascimentale
Nel 1558, fu iniziata la costruzione del Monastero dei Benedettini, a cui sarebbe poi stata affiancata la chiesa di San Nicolò l'Arena. Distrutto dalla colata lavica del 1669 e dal terremoto del 1693, nel 1703 se ne avviò la ricostruzione che tuttavia non è stata mai più portata a termine. Di detto edificio permangono tutt'oggi le antiche cucine, il chiostro occidentale, nonché la traccia dell'antico archeggiato del corridoio di meridione. Le cosiddette Mura di Carlo V, che racchiudono il centro storico, furono erette nel XVI secolo, tra il 1550 e il 1555 su un progetto iniziale di Antonio Ferramolino. Il progetto non riuscì ad essere portato a termine, neanche dopo l'apporto di Tiburzio Spannocchi il quale progettò l'ampliamento delle fortificazioni verso sud-ovest e verso nord a scapito delle vecchie mura di epoca medioevale (tra cui l'antica Torre del Vescovo del 1302). Venne eretta nel 1612, sotto il re di Spagna e di Sicilia Filippo III, la fontana dei Sette Canali.
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E nel 1621 sorsero la fontana di Sant'Agata e, su consiglio dell'incaricato dal luogotenente del re, ingegnere Raffaele Lucadello, quella detta «di Gammazita», di cui oggi resta soltanto il «pozzo» nei pressi dell'attuale via San Calogero. La colata dell'eruzione del 1669 inghiottì parte del sistema difensivo a sud e a sud-ovest della città che, rimasta sguarnita da questo lato, riedificò in parte sulle lave ancora calde una cortina muraria, detta popolarmente fortino, su cui ancora si apre la porta d'accesso (Porta del Fortino Vecchio in via Sacchero, un tempo dedicata al duca di Ligne che qui vi passò nel 1672) e di cui rimangono ancora sparute tracce. Su tali mura venne ricavata la porta Ferdinandea, ancora oggi erroneamente detta u futtinu ("il fortino"). Con il terremoto del 1693 e la seguente ricostruzione si volle dare alla città un aspetto più aperto e libero dai fortilizi (i resti furono infatti inglobati nello sviluppo della città), anche perché ormai non esisteva più il pericolo delle incursioni piratesche che secoli prima diedero l'impulso alla fortificazione del Regnum
La città barocca
Catania è stata ampiamente trasformata dalle conseguenze dei terremoti che hanno imperversato su questa parte della Sicilia. Il suo territorio circostante è stato più volte coperto da colate laviche che hanno raggiunto il mare. Ma i catanesi caparbiamente l'hanno ricostruita sulle sue stesse macerie. La leggenda vuole che la città sia stata distrutta sette volte durante la sua storia, ma in realtà tali eventi disastrosi si possono sicuramente riferire a pochi ma terribili eventi. Anche le distruzioni del centro urbano in tempi recenti a causa delle colate laviche sono frutto di una storiografia fantasiosa In epoca storica Catania venne danneggiata dai prodotti piroclastici dell'Etna nel 122 a.C.; le fonti antiche riferiscono di tetti crollati per il peso eccessivo delle ceneri e di raccolti distrutti. È testimoniata tuttavia anche dal punto di vista archeologico la presenza di colate che giunsero a colpire parte della città antica.
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La calamità che avrebbe poi reso Catania la perla del tardo barocco siciliano è senza dubbio il terremoto che si registrò tra le giornate del 9 e dell'11 gennaio 1693, quando tutta la Val di Noto fu distrutta da potenti scosse. Nella città etnea si contarono numerose vittime, dovute soprattutto alla scarsa larghezza delle strade principali, che non permise ai cittadini di potervisi riversare. Durante la ricostruzione fu di Giuseppe Lanza, duca di Camastra, l'idea di risolvere questo problema, progettando larghe vie principali, quali le centralissime Via Etnea, Via Vittorio Emanuele II (che all'epoca, per ovvi motivi cronologici, era detta "Corso reale" ), Via Plebiscito e Via Giuseppe Garibaldi. Tutti i monumenti antichi furono inseriti nel tessuto urbano della città ricostruita grazie a tanti artisti, anche di fama nazionale, tra cui di certo spicca l'opera dell'architetto Giovanni Battista Vaccarini, che hanno dato alla città una chiara impronta barocca. Tra gli altri che hanno aiutato la rinascita della città si ricordano Francesco Battaglia, Stefano Ittar, Alonzo di Benedetto e Girolamo Palazzotto.
Uno dei posti più caratteristici della Catania popolare è il mercato del pesce della Pescheria sempre rutilante di colori, voci e odori. Un altro luogo caratteristico è il mercato di piazza Carlo Alberto, meglio conosciuto come Fera 'o Luni, la cui radice etimologica è stata spesso messa in discussione. L'ipotesi più diffusa è che stia per "Fiera del Lunedì" perché probabilmente il mercato originariamente doveva essere attivo soltanto per tale data settimanale. Nella stessa piazza tutte le domeniche si teneva un importante mercato delle pulci, ora trasferito nei pressi dell'entrata principale del porto della città. Un mercato di "bric-à-brac" è aperto la domenica sotto gli archi della "marina" nei pressi della Villa Pacini. Altro mercato molto frequentato è quello che si svolge il venerdì in piazza I Viceré nel quartiere nord di Barriera del Bosco. Una risorsa non meno importante riguarda i mercatini rionali di Catania.
Strade e piazze
La via Etnea è il salotto della città. Attraversa Catania da sud a nord partendo dalla piazza del Duomo ed arrivando, dopo circa 3 km, al Tondo Gioeni. Il suo andamento ha come prospettiva la sagoma incombente dell'Etna, tuttavia è leggermente spostata verso est rispetto al vulcano, pare per proteggere i resti dell'anfiteatro.
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Essa nasce dalla piazza del Duomo e dopo circa 100 m raggiunge la piazza Università. Qui si affacciano il palazzo dell'Università e il palazzo San Giuliano costruiti entrambi in stile barocco nella prima metà del XVIII secolo. La piazza è illuminata da quattro candelabri bronzei realizzati dal celebre scultore Mimì Maria Lazzaro con allegorie di tre antiche leggende catanesi: Colapesce, i Fratelli Pii, Gammazita. A queste si aggiunse la storia di Uzeta, creata per l'occasione. Più avanti si incontra la Basilica Collegiata e quindi l'incrocio con la via Antonino di Sangiuliano, ovvero i Quattro Canti come detto dai catanesi. Più in là sorge la chiesa dei Minoriti quindi la piazza Stesicoro, già Porta Jaci. Qui si trovano il monumento a Vincenzo Bellini e i resti dell'anfiteatro romanosituati a circa 10 m sotto il livello stradale. La strada incontra quindi la cosiddetta Villa Bellini, che costituisce il principale polmone verde del centro storico e il cui monumentale ingresso eretto durante il ventennio si affaccia su via Umberto, grossa arteria che collega il lungomare con la suddetta Villa, e al discusso monumento a Giuseppe Garibaldi che fa da spartitraffico con la via Caronda. Seguono poi l'incrocio con il viale Regina Margherita e la piazza Cavour, il Borgo per i catanesi, dove venne spostata la fontana della dea Cerere in marmo bianco, in passato esposta in piazza Università, conosciuta dai vecchi catanesi come 'a Matapallara dô Burgu(Madre Pallade del Borgo). L'ultimo tratto, caratterizzato da una maggiore pendenza rispetto al resto della via, presenta una serie di edifici eretti alla fine del XX secolo e taluni edifici moderni, alternati sul lato sinistro dal verde del giardino botanico e dell'Ospizio dei Ciechi e dal ponte dell'Istituto Musicale Vincenzo Bellini. La strada termina infine con il Tondo Gioeni, laddove un tempo sorgeva l'omonimo ponte abbattuto nell'agosto del 2013, anticipato dai due edifici dell'Istituto Zooprofilattico, posti ai due lati dell'arteria, che chiude in curva davanti alla facciata dell'omonimo parco. Via dei Crociferi: un raro esempio di unità architettonica, spesso definita la strada più bella della Catania settecentesca. Essa ha inizio in piazza San Francesco d'Assisi e vi si accede passando sotto l'arco di San Benedetto che collega la Badia maggiore alla Badia minore posta al di là della strada. La strada, contornata da chiese, monasteri e poche abitazioni civili, è un raro esempio di barocco siciliano. Nel breve spazio di circa 200 metri sono presenti ben quattro chiese.
Chiesa San Benedetto
La prima è la chiesa di San Benedetto collegata al monastero delle Benedettine dall'arco omonimo che sovrasta la via. Ad essa si accede a mezzo di una scalinata ed è contornata da una cancellata in ferro battuto. Proseguendo si incontra la chiesa di San Francesco Borgia alla quale si accede tramite due scaloni. A seguire si incontra il Collegio dei Gesuiti, dal 1968 al 2009 sede dell'Istituto d'arte, con all'interno un bel chiostro con portici su colonne ed arcate. Di fronte al Collegio è ubicata la chiesa di San Giuliano considerata uno dei più begli esempi del barocco catanese. L'edificio, attribuito all'architetto Giovan Battista Vaccarini, ha un prospetto convesso e delle linee pulite ed eleganti. Proseguendo ed oltrepassando la via Antonio di Sangiuliano, si può ammirare il convento dei Crociferi e quindi la chiesa di San Camillo. In fondo alla via è ubicata Villa Cerami, che è sede della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Catania.