Encelado,
il maggiore dei giganti, desiderava prendere il posto di Giove e cosi poter dominare. Per far questo doveva raggiungere la Dimora degli dei. Pensò quindi di costruire una scala mettendo una sopra l'altra le montagne del mondo e si rivolse ai suoi fratelli per farsi aiutare. Encelado, era molto temuto dai giganti e nessuno voleva contrastarlo. Infatti quando si arrabbiava sputava fuoco e scintille tanto da incendiare i suoi stessi capelli, che però prontamente gli ricrescevano. Insomma oltre che un aspetto orribile aveva anche un pessimo carattere. I giovani fratelli loro malgrado presero il Monte Bianco, il Monte Pindo dalla vicina Grecia, le grandi montagne dell'Asia e le accatastarono una sull'altra. Essendo la meta ancora lontana. recuperarono anche le alte montagne africane. Erano quasi in vista della meta, quando Giove furibondo per l'arroganza dimostrata, scagliò sui giganti un fulmine facendoli precipitare giù. I giganti feriti e doloranti si contorcevano a terra, Giove non ancora soddisfatto colpì con un altro fulmine la catasta di montagne, che si frantumò in tanti pezzi ricoprendo i corpi dei ribelli. Encelado rimase sepolto sotto diverse montagne. La testa resto sepolta sotto il monte Etna. Per l'incapacità di potersi liberare dal peso che lo tratteneva sepolto, sfogo la sua rabbia eruttando fiamme dalla bocca che salirono fino in vetta della montagna uscendo con un rombo violentissimo. La lava fusa dal respiro del gigante scorreva lungo i pendii dell'Etna distruggendo ogni cosa che incontrava e facendo fuggire gli abitanti in preda al panico. Cosi la leggenda racconta la nascita del vulcano Etna. Il gigante ogni tanto si risveglia e scatena la sua forza. E cosi che l'Etna sembra risvegliarsi dal suo pacifico torpore riempendo il cielo di faville e rivestendo le sue pendici con nuovi fiumi di lava.
diverse fonti
Secondo un'altra versione:
Tifeo aveva membra smisurate, era metà uomo e metà bestia. Aveva la testa d'asino, le ali da pipistrello ed era più alto della più alta montagna del mondo. Con le mani riusciva ad acchiappare le stelle e con le gambe riusciva ad attraversare il mare Egeo in 4 passi dalla penisola Ebea fino alle spiagge di Troia. Sulle spalle aveva 100 serpenti che invece di sibilare, a volte latravano come cani, a volte ruggivano come leoni. Ognuna delle gambe era formata da due draghi attorcigliati, orribili a vedersi che facevano capolino con le teste, da dietro le anche. La sua barba e i suoi capelli ondeggiavano al vento e dagli occhi fuoriuscivano lingue di fuoco e lui sputava di continuo massi incandescenti. »
Luciano De Crescenzo, Zeus - Le Gesta degli Dei e degli Eroi
Dalla mitologia greca: Tifone, anche detto Tifeo o Tisifeo, il cui nome vuole dire "fumo stupefacente".
Gea, delusa per la sconfitta dei suoi figli, i Titani e i Giganti, per opera di Zeus, si lamentò di lui presso la moglie del re degli dèi: Era. La regina degli dèi credette alle parole della dea e, decisa a vendicarsi contro il suo consorte, si rivolse a Crono, che Zeus aveva precedentemente spodestato, e lo pregò di aiutarla. Deciso a vendicarsi del figlio-rivale, il re dei titani e del tempo si masturbò su due uova, che affidò alla dea, aggiungendo di sotterrarle in modo che, al tempo prestabilito, si aprissero per dare alla luce un demone capace di spodestare lo stesso Zeus. Era ascoltò i suoi suggerimenti e, dopo un certo periodo, da quelle uova nacque il mostro Tifone. Una volta cresciuto, Tifone salì fino al Monte Olimpo e incusse una tale paura agli dèi che questi si trasformarono in animali e si rifugiarono in Egitto (dove avrebbero dato vita al culto locale degli dèi animali).
Così si trasformarono gli dèi:
- Zeus si fece ariete,
- Afrodite pesce,
- Apollo corvo,
- Dioniso capra,
- Era una vacca bianca,
- Artemide un gatto,
- Ares un cinghiale,
- Ermes un ibis,
- Ade uno sciacallo,
- Pan trasformò solo la sua parte inferiore in un pesce e si nascose in un fiume.
Zeus fu aspramente redarguito dalla figlia Atena, che gli ricordò come da lui dipendesse il destino dell'umanità. Le due divinità assunsero così anch'esse proporzioni gigantesche ed affrontarono il mostro sul monte Casio, ai confini dell'Egitto. Nel primo, durissimo scontro Atena fu messa fuori combattimento in pochi istanti, ma subito dopo Zeus riuscì a respingere Tifone con un potente fulmine e quindi ad abbatterlo a colpi di falce. Quando però il re degli dèi si avvicinò per scagliare il colpo decisivo, Tifone gli strappò l'arma dalle mani e lo ferì gravemente, imprigionandolo poi in una caverna della Cilicia. Ermes e Pan accorsero allora a salvare Zeus. Pan spaventò il mostro con le sue urla, mentre Ermes liberò Zeus dalla prigione e lo curò. Il dio raggiunse l'Olimpo, prese la guida del suo carro alato e cominciò ad inseguire il gigante, colto di sorpresa dalla sua reazione. Una prima violenta battaglia si ebbe sul Monte Nisa e una seconda in Tracia, dove Tifone, ormai privo di controllo, cercò di fermare Zeus lanciandogli addosso intere montagne, ma ogni volta il Dio lo colpì implacabile con le folgori. Alla fine Tifone fuggì verso occidente e giunto in Sicilia tentò una disperata difesa sollevando l'intera isola per gettarla contro il Re dell'Olimpo. A questo punto, Zeus scagliò contro il gigante un ultimo, potentissimo fulmine che lo colpì in pieno. Tifone perse la presa e rimase schiacciato sotto l'isola che gli crollò addosso. La testa resto sepolta sotto il monte Etna e per questo fu motivo di eruzioni.
wikipedia
Giorno 24 Dicembre 2018 un pò prima di mezzogiorno c'è stata un'intensa attività stromboliana da parte dell'Etna. Ha interessato diverse bocche sommitali.
Come è consetuedine sono state scattate miriadi di foto e video.
Su una mia foto scattata alle 13:24.57 appare un oggetto di forma cilindrica, con due protuberanze sulla mediana. Ho mandato la foto ad un centro Ufologico che la sta vagliando. Potrebbe essere di tutto: una rifrazione, un uccello, un ufo o qualcosa che studia la natura. Provate a riguardare le vostre foto scattate in quel giorno e soprattutto all'ora indicata: se notate qualcosa di strano, comunicatelo!
Questa è la foto con il particolare ingrandito :
La contea sorse grazie ad una serie di privilegi devoluti a partire dal 1540 dall'imperatore Carlo V a Nicola Maria Caracciolo, vescovo di Catania, che culminarono con la concessione del mero et mixto imperio, ossia della giurisdizione civile e criminale sul territorio di Mascali. È grazie a tali atti ufficiali che i successori del vescovo Caracciolo si fregiarono per oltre due secoli del titolo di "Comes Maschalarum" (Conte di Mascali).La contea di Mascali si estendeva su di una vasta area boschiva infeudata a partire dal XII secolo e già possedimento della diocesi di Catania a seguito di una donazione di Ruggero II di Sicilia nel 1124 al vescovo di Catania Maurizio. Il quale territorio però fu successivamente incorporato ecclesiasticamente all'interno della Diocesi di Taormina prima, e nell'Arcidiocesi di Messina poi, creando non poche difficoltà alle istituzioni ecclesiastiche locali e agli abitanti, sottoposti contemporaneamente a due autorità religiose, con una autorità quale quella del Vescovo di Catania ad avere una prevalenza di carattere civile.
Wikipedia e dal libro Il mezzogiorno preunitario- Angelo Massafra- Università di BariPosto alle falde dell'Etna, tra Acireale e Taormina, il territorio della contea degrada verso il mar Ionio, formando un'ampia insenatura, la quale, se non offre sicuro riparo alle barche, consente tuttavia un facile approdo, e si presenta come naturale sbocco per i prodotti dell'entroterra - essenzialmente il vino -, che su quella spiaggia venivano «riposti» nei magazzini in attesa dell'imbarco. La spiaggia, appunto, di Riposto, la piana di Mascali su cui sorgevano i «quartieri», cioè i borghi rurali della contea, tra i quali emergeva Giarre, con la collina dove era posta la città che dava il nome alla contea e ne rappresentava il centro amministrativo: era questa l'articolazione territoriale disegnata dall'assetto naturale e da una intensa azione dell'uomo. Le tre fasce avevano assunto tra il Sei e Settecento una fisionomia differenziala: la piana - la zona più fertile - era l'area dei vigneti, il cui continuo estendersi aveva determinato l'espansione di insediamenti abitativi; la costa, su cui invece l'insediamento era scoraggiato dalla possibililà di incursioni barbaresche, era il luogo privilegiato del commercio; la collina, infine, proprio perché ben più al riparo da quel rischio, era la sede delle funzioni giuridiche e amministrative della contea, patrimonio del vescovo di Catania.
Il territorio su cui si estendeva la contea di Mascali, con i suoi 103 Kmq, rappresenta appena lo 0,4% della superficie della Sicilia, e circa il 3% della attuale provincia di Catania. Poca cosa, dunque, eppure degna di attenzione perché teatro, tra gli ultimi decenni del XVIII e la crisi agraria, di una vicenda economica e di un complesso di dinamiche sociali riconducibili alla determinazione di una borghesia mercantile emergente e capace di sfruttare al meglio una vocazione vitivinicola, rispetto alle nuove possibilità e ai nuovi problemi legati alla estensione del mercato.
A partire dal XVI secolo aree sempre più estese erano state concesse in enfiteusi: alla metà del "700 quando la contea passò in affitto al Regio Patrimonio, tale processo riguardava ormai praticamente l'intero territorio. Questo regime fondiario è all'origine dell'eccezionale sviluppo produttivo del territorio.
Il vigneto richiede braccia e lavoro continuativo; richiede, la presenza vigile del coltivatore. Da qui l'addensarsi della popolazione nei tredici quartieri sparsi nel territorio, ed li suo incremento, che da livelli medi nella seconda metà del 700, passa alla fine del secolo a livelli mollo più elevati rispetto alle altre zone della provincia di Catania ed al complesso dell'isola.
La viticoltura, nelle proporzioni assunte, non poteva che rivolgersi al mercato, e non solo a quello locale. Giuseppe Recupero nella sua Storia naturale dell'Etna, scritta intorno al 1770. parla di una produzione annua di 160.000 salme di vino (110.000 ettolitri), e di resa media di 10 salme per tomolo: tali cifre farebbero ammontare l'estensione del vigneto a 1000 salme, cioè a metà dell'intera superficie della contea.Nel 1827 un viaggiatore d'eccezione, il giovane Tocqueville, percorrendo le pendici dell'Etna si meravigliò di trovarsi «au milieu d'un pays enchant qui on surprendrait partout, el qui vous ravit en Sicile»; e non sembrandogli sufficiente la fertilità del suolo vulcanico a spiegare quella prosperità agricola e commerciale, la attribuì al «morcellement extreme des propriétés», ipotizzando che fosse questo il regime fondiario più favorevole per lo sviluppò economico dell'isola.Si trasferiva il mosto dal palmento alle cantine, e con i barili si portava il vino per l'imbarco, legati a coppia ai fianchi dell'animale per una capacità complessìva di una salma, detta, appunto, anche «carico». Con questo sistema delle «redini» le merci convergevano verso Giarre; da qui, dove il traffico si intensificava, la strada rotabile consentiva un comodo accesso alla spiaggia di Riposto.
Non fa meraviglia, dunque, che anche a Riposto, col crescere di questo movimento di merci, il borgo marittimo assumesse progressivamente caratteri urbani. Questa tendenza, già nettamente delineata all'inizio del secolo, subì una rapida accelerazione a partire dal 1806-7, dal momento, dell'arrivo delle truppe inglesi nell'isola e in particolare a Messina, città che tradizionalmente si riforniva dei vini di Mascali. Il volume dei traffici aumentò enormemente; si crearono in tempi brevissimi fortune familiari ingenti, come quella dei Fiamingo che furono protagonisti per un secolo della vita economica ed amministrativa ripostese: si verificò verso il centro commerciale uno spostamento consistente di popolazione, che interessò molti commercianti e trafficanti i quali trasferirono la loro residenza vicino al porto, e con loro artigiani, mulattieri. marinai, ed anche impiegati, notai, ed altri esponenti della borghesia urbana delle professioni.
La storia eruttiva dell’Etna dalla sua formazione ad oggi è stata ricostruita nella nuova carta geologica, alla scala 1:50.000, di recente pubblicata sull’Italian Journal of Geosciences la rivista ufficiale della Società Geologica Italiana e del Servizio Geologico d'Italia. Questo importante lavoro, realizzato da Stefano Branca e Mauro Coltelli dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Gianluca Groppelli del CNR–IDPA di Milano e da Fabio Lentini dell’Università di Catania, rappresenta lo sviluppo delle conoscenze scientifiche nel campo degli studi geologici e geocronologici degli ultimi 30 anni. In particolare, il lavoro della nuova carta geologica iniziato a partire dal 1990 nell’ambito del progetto di cartografia geologica nazionale (CARG) per la realizzazione del Foglio 625 Acireale (versante orientale dell’Etna) ha permesso di ricostruire le quattro fasi principali dell’evoluzione dell’attività eruttiva nella regione etnea.I dati della nuova carta geologica hanno permesso di ricostruire con estremo dettaglio la storia delle eruzioni sia effusive che esplosive degli ultimi 4.000 anni del vulcano Mongibello evidenziando come in epoca storica si è verificato il più grosso evento eruttivo di questo periodo avvenuto nel 122 a.C. quando un’eruzione esplosiva di magnitudo pliniana causò la ricaduta di uno spesso deposito piroclastico nel versante orientale dell’Etna con gravi danni per le aree coltivate e l’antica città di Catania che fu esentata dal pagare le tasse al Senato Romano per i successivi dieci anni. Nuove datazioni hanno permesso di definire l’età di tutte le colate laviche di epoca storica evidenziando che negli ultimi 2.000 anni solamente tre colate hanno raggiunto la costa Ionica durante l’epoca Medievale e ,successivamente, nel 1669 quando si è verificato il più grosso evento eruttivo degli ultimi 400 anni che ha causato la distruzione di numerosi paesi e villaggi e della porzione occidentale della città di Catania. Infine, la storia recente del vulcano ha evidenziato che dopo l’eruzione laterale del 1971 si è registrato un graduale aumento nella frequenza di accadimento delle eruzioni sia laterali che sommitali.
Sezione di Catania Osservatorio Etneo Piazza Roma, 2 95123 Catania, Italy Tel. +39 095 7165800 http://www.ct.ingv.it
L'Area marina protetta Isole Ciclopi è un'area protetta che si estende nel tratto di mare antistante Aci Trezza e comprende il piccolo arcipelago delle Isole dei Ciclopi e il tratto di mare tra Capo Mulini e Punta Aguzza nel comune di Aci Castello, istituita con Decreto Istitutivo Ministeriale del 09/11/2004
ll tratto di costa compreso nella riserva fa parte della piattaforma continentale basaltica originata dal sollevamento dei fondali marini e dalle antichissime colate del vulcano Etna. Sono visibili nel porto di Acitrezza e nei faraglioni le caratteristiche formazioni basaltiche colonnari del tipo di quelle presenti nelle gole dell'Alcantara.
Vuoi saperne di più?
L’Area è ricca di bellezze ambientali, e non solo sulla terraferma, dove domina incontrastato un paesaggio incantevole. Un altro tesoro delle Isole Ciclopi, infatti, sono gli splendidi fondali, ricchi di colori e di una moltitudine di forme di vita, anche tra le più curiose. Come in tutti i luoghi dove la natura è tutelata, occorre però osservare alcune semplici regole di comportamento, per fruire in pienezza ciò che ci circonda, senza danneggiarlo e comprometterne il delicato equilibrio.L’Area è distinta in tre zone, a differente grado di protezione.
La prima, contraddistinta dalla lettera A, è di riserva integrale, ed è ben delimitata da boe stazionanti di colore giallo.Al suo interno è consentita la balneazione in aree predisposte, come pure l’accesso e il transito di natanti a remi o a vela.
Per garantire l’integrità di quest’area, sono interdetti:
- le attività che possano comunque arrecare danno o disturbo ai programmi di studio e di ricerca scientifica da attuarsi nell'area;
- l’alterazione diretta o indiretta dell’ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e biologiche delle acque, nonché la discarica di rifiuti solidi o liquidi e l’immissione di qualsiasi sostanza che possa modificare le caratteristiche dell’ambiente marino;
- l’asportazione e il danneggiamento delle formazioni geologiche e minerali, nonché della flora subacquea;
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- la pesca, sia professionale che sportiva; la caccia, la cattura, la raccolta, il danneggiamento e qualsiasi attività che possa rappresentare un pericolo per le specie animali e vegetali, compresa l’immissione di specie estranee;
- l’introduzione di armi, esplosivi, nonché di sostanze inquinanti;
- l’immersione con o senza apparecchio di respirazione.
Nella zona B, di riserva generale, si allargano le maglie dei permessi e si restringono, correlativamente, quelle dei divieti.
In particolare:
- è consentita la balneazione
- sono regolamentate la navigazione, la pesca sportiva e l’immersione subacquea, mentre sono vietate la pesca professionale non autorizzata dall'ente gestore nonché la pesca subacquea.La pesca sportiva è consentita nelle zone B e C solo ai residenti muniti di specifica autorizzazione, esclusivamente con lenze a mano da terra o da natante.
I pescatori sportivi non residenti possono praticare il pesca-turismo con i pescatori residenti in possesso di specifica licenza.
Per qualsiasi dubbio, informazione, o ulteriore chiarimento, il personale e gli esperti dell’Area Marina Protettas ono a disposizione dei visitatori per garantire una corretta fruizione delle Isole Ciclopi.![]()
Tra i suoi compiti istituzionali l’Area Marina Protetta "Isole Ciclopi" persegue quello di favorire e promuovere uno sviluppo socioeconomico compatibile con la vocazione paesaggistica ed ecologica della zona, favorendo anche le attività tradizionali già esercitate localmente.
Si deve a questo ulteriore impegno il sorgere di nuove iniziative, ispirate ad un’idea di turismo responsabile, che si affiancano alle realtà esistenti.Sono numerose le scuole di immersione e i diving center ben consolidati e apprezzati nel quadro delle attività economiche di Acitrezza. Gli amanti del mondo sommerso possono così accostarsi alla conoscenza di un ambiente marino di incomparabile bellezza, oppure avventurandosi in immersioni più impegnative, alla scoperta della fauna ittica e delle meraviglie archeologiche custodite sott'acqua.
Per chi vuole godere di uno sguardo d’insieme a tutto relax, non manca la possibilità di salpare per mini crociere giornaliere sottocosta, con brevi soste per consentire un bel tuffo nel blu.
Su richiesta, è anche possibile partecipare a vere e proprie battute di pesca, pensate ad hoc per chi desidera vivere, sul mare e dal mare, le splendide emozioni di un mestiere antico e delle arti tradizionali della Riviera dei Ciclopi.
Imbarcandosi con le "ciurme" locali - utilizzando quindi i tradizionali attrezzi di pesca tra cui nasse, reti da posta, palangari e altri arnesi impiegati nella pesca costiera - si potrà, a fine giornata, affidare il pescato ai cuochi trezzoti che, nei ristoranti convenzionati, provvederanno a cucinarlo secondo le più genuine ricette siciliane.
http://www.isoleciclopi.it/index.php/itinerari-marini/32-la-riserva-un-ambiente-da-rispettare
(Triccastagni in siciliano) è un comune di 10.940 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia. Trecastagni sorge alle pendici del vulcano Etna, ed è uno dei comuni che si trovano alla quota più elevata. Il territorio è collinare ed è circondato da svariati conetti vulcanici di diversa epoca e dimensione (Monte Ilice, Monte Gorna, Monte S. Nicolò, Tre Monti, Monte Serra).
(Zafarana in siciliano) è un comune italiano di circa 9.000 abitanti della provincia di Catania in Sicilia. Zafferana Etnea sorge a 574 m. s.l.m., alle pendici orientali dell'Etna, il vulcano attivo più grande d'Europa. Si estende fino alla vetta sommitale del vulcano, includendo nel proprio territorio paesaggi di inestimabile bellezza naturalistica, dai fitti boschi alle distese di deserto lavico.
è una bevanda alcolica, ottenuta dalla fermentazione (totale o parziale) del frutto della vite, l'uva (sia essa pigiata o meno), o del mosto. I primi documenti riguardanti la coltivazione della vite risalgono al 1700 a.C., ma è solo con la civiltà egizia che si ha lo sviluppo delle coltivazioni e di conseguenza la produzione del vino.
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